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Bivalvia Veneto: ottenuta la prima certificazione MSC in Italia e in tutto il Mediterraneo

Bivalvia Veneto: ottenuta la prima certificazione MSC in Italia e in tutto il Mediterraneo

La OP Bivalvia Veneto Società Cooperativa ha ottenuto la certificazione MSC per la pesca delle vongole in Alto Adriatico, che è stata giudicata sostenibile e ben gestita in seguito ad una valutazione condotta dal certificatore indipendente DNV-GL

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La OP Bivalvia Veneto Società Cooperativa ha ottenuto la certificazione MSC per la pesca delle vongole in Alto Adriatico, che è stata giudicata sostenibile e ben gestita in seguito ad una valutazione condotta dal certificatore indipendente DNV-GL.

Si tratta della prima attività di pesca a ricevere la certificazione non solo in Italia, ma in tutto il bacino del Mediterraneo.

Composta da una flotta artigianale, OP Bivalvia, raggruppata nel Consorzio di Gestione Vongole (Co.Ge.Vo), opera nei distretti marittimi di Venezia e Chioggia, e tutte le barche associate rientrano nella certificazione.

La vongola (Chamelea gallina) è un mollusco marino bivalve tra le principali specie che caratterizzano i fondali sabbiosi nell’area dell’Alto Adriatico tra i 3 e i 12 metri di profondità.

STOCK IN SALUTE

«In questa attività di pesca lo stock è monitorato regolarmente ed è stata messa in atto una strategia di gestione per assicurarne la sostenibilità sul lungo termine. E’ importante sottolineare che la certificazione non è un punto di arrivo, ma un punto di partenza in una gestione della pesca improntata al costante miglioramento, anno dopo anno», dichiara Francesca Oppia, Program Manager per l’Italia.

Le barche da pesca che rientrano nella certificazione misurano tra 11 e 15 mt e l’equipaggio è composto da una media di 2,5 membri ciascuna. La pesca è limitata a 4 giorni alla settimana (con sabato e domenica fermo obbligatorio) e a un limite giornaliero di catture pari a 400 Kg per barca.

L’ammontare annuale delle catture si attesta intorno a 4,600 tonnellate (media 2016-2017), ovvero il 26% della produzione nazionale.

Il consumo del prodotto è per il 95% fresco e nazionale. Il 5% viene surgelato.

Nel 2009-2011 la risorsa è stata interessata da una moria di massa, ma oggi si è ristabilita ed è in buone condizioni. Il trend della biomassa delle vongole sopra i 20 mm è piuttosto stabile. Anche lo sforzo da pesca è costante negli ultimi anni.

TAGLIA MINIMA

OP Bivalvia VenetoNell’ambito del piano dei rigetti, la Commissione Europea ha previsto, a livello italiano, una deroga di tre anni alla taglia minima di riferimento per la conservazione (MCRS), fissandola così a 22 mm, rispetto ai 25mm. In caso di cattura di esemplari di taglia inferiore, è in atto un piano di rimpianto degli esemplari sotto taglia.

Inoltre, il CO.GE.VO. di Venezia ed il CO.GE.VO. di Chioggia sono i primi consorzi italiani ad impegnarsi volontariamente in un progetto pilota ministeriale volto a migliorare la selettività nella raccolta del prodotto.

Lo scopo del progetto è di sperimentare soluzioni tecnologiche volte ad aumentare la selettività delle attuali attrezzature di vagliatura, andando ad intervenire non solo nella fase post raccolta, ma sperimentando anche nuove tipologie di attrezzi per limitare al massimo la raccolta di organismi non target.

UNA BUONA GESTIONE

Il CO.GE.VO. di Venezia ed il CO.GE.VO. di Chioggia sono consorzi di co-gestione abilitati dal Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, per definire il quadro di gestione e disciplinare la pesca della vongola.

Il piano di gestione generale della vongola Chamelea Gallina è definito dalle autorità nazionali. Il consorzio ha il compito di assicurarne l’attuazione unitamente all’individuazione e alla messa in atto di ulteriori misure più conservative, quando e dove necessario.

In particolare, le misure specifiche sono modulate in base allo stato della risorsa e possono andare dalla chiusura dell’intero compartimento alla chiusura parziale; la gestione è supportata da un regolare monitoraggio della risorsa da parte di enti di ricerca esterni.

Per assicurare una corretta implementazione delle norme e della strategia di gestione, tutte le barche sono monitorate in tempo reale tramite tecnologia satellite (AIS).

STRATEGIA DI GESTIONE DELL’ATTIVITÀ DI PESCA

È in atto una strategia di pesca per garantire che lo stock sia gestito in modo sostenibile nel tempo.

Il piano nazionale di gestione delle draghe idrauliche (MIPAAF, 2014) ha fissato alcuni limiti di gestione specifici combinando aspetti biologici e socio-economici, individuando densità uguali o superiori ai 10 gr/m² come valore di riferimento per una buona gestione. Al fine di rispettare tali limiti, viene effettuato un regolare monitoraggio.

RIDUZIONE DELL’IMPATTO

La pesca viene effettuata su circa il 35% dell’intera area di distribuzione di Chamelea gallina.

Nel corso dell’anno, viene attivato uno schema di rotazione di aree aperte/chiuse per garantire che lo stock target e le specie associate possano recuperare dal possibile impatto dell’attività.

Complessivamente, la pesca viene effettuata per un periodo medio di 4-5 mesi, fino ad un massimo di 8- 9 mesi (come stabilito dalle ordinanze delle autorità amministrative locali). Le chiusure mirano al ripristino della comunità macrobentonica nei successivi 3-6 mesi. La pesca non è consentita entro 0,3 miglia nautiche dalla costa.

Gli ecosistemi marini vulnerabili (VME) e gli habitat protetti (SIC e SPZ sensu Natura 2000) non sono interessati dalla pesca con le draghe idrauliche, in ottemperanza alle normative nazionali e dell’Unione Europea.

Date le particolari caratteristiche dell’area valutata, che è naturalmente soggetta a frequenti perturbazioni ambientali su vasta scala, come ad esempio tempeste e intensi processi idrodinamici, è stato riscontrato che disturbi su piccola scala come quelli provocati dall’azione delle draghe idrauliche non rientrano, in questa zona. tra i fattori chiave nel determinare un significativo disturbo nell’area.

Dalle indagini sperimentali condotte da AGRITECO, Chamelea gallina rappresenta oltre il 73% del peso totale delle catture. Occasionamente le catture di paguri possono raggiungere un 5% ma in generale le catture accessorie, solitamente invertebrati, hanno percentuali limitate.

Inotre, nessun effetto negativo e catture accidentali è mai derivato dall’uso di draghe idrauliche su specie marine protette, come la tartaruga marina C. caretta, T. truncatus e le specie di uccelli protette.

OP Bivalvia Veneto Società Cooperativa sito web

18 luglio 2018

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