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Paolo Aruta, amministratore di Fratelli la Bufala, svela il suo lato umano in una grande puntata di "Boss in incognito 3"

Paolo Aruta, amministratore di Fratelli la Bufala, svela il suo lato umano in una grande puntata di “Boss in incognito 3”

Con ben 2.321.000 telespettatori, un exploit dal punto di vista degli ascolti e del gradimento del pubblico per il debutto in tv di Fratelli la Bufala e di Flavio Insinna che esordisce come presentatore della nuova serie del docureality

Fratelli La BufalaCameriere, pizzaiolo e cuoco… Con uno stratagemma Paolo Aruta, Amministratore Unico di Fratelli la Bufala, sì è calato nei panni di un apprendista in uno dei suoi ristoranti, quello di Londra a Piccadilly Circus per la precisione, per essere il primo BOSS IN INCOGNITO nella nuova serie del programma di Rai 2 condotta da Flavio Insinna e prodotta da Endemol.

L’idea alla base del programma, il cui titolo originale è Undercover Boss, è che un grande imprenditore si “infiltri” fra i propri dipendenti per scoprire come migliorare la sua azienda. Fingendo di girare nel ristorante un talent show sul mondo del lavoro le telecamere hanno potuto registrare indisturbate ogni movimento, ogni emozione, con i pro e i contro della ripresa live. Che però rivela tutta la autenticità della storia come testimonia Paolo Aruta: “Non me lo aspettavo, devo dire che è tutto vero, devo fare i complimenti a tutto lo staff della produzione perché sono sempre stato tenuto all’oscuro di tutto, hanno fatto in modo che fosse garantita la veridicità del programma e sono stati davvero bravi a condensare tutto in poco più di un’ora di trasmissione. D’altro canto, mi sono sorpreso di quanto sia stato semplice raccontare la mia azienda forse proprio perché è stato fatto in maniera onesta e trasparente”.

La decisione di prendere parte al programma si è rivelata un modo per raccontare una impresa di successo, una “bufala” che oggi mostra il suo lato più umano: la storia di tre ragazzi, quelli ritratti nei quadri che campeggiano in tutti i ristoranti, che dopo la prematura scomparsa del padre, produttore di mozzarelle, vendono l’attività e decidono di partire per diventare degli eccellenti pizzaioli. Questa favola è diventata realtà perché la catena “Fratelli la Bufala – Pizzaioli Emigranti” conta oggi 64 ristoranti, 54 in Italia e 10 all’estero, da Napoli a Dubai, dal Cairo a Bruxelles, da Istanbul a Miami. Con BOSS IN INCOGNITO 3 – la cui prima puntata, andata in onda ieri lunedì 21 dicembre 2015, ha raggiunto uno share del 9.15% con 2 milioni e 321mila spettatori – la favola acquista oggi un aspetto ancora più umano.

Paolo Aruta amministratore di Fratelli la Bufala
Paolo Aruta amministratore di Fratelli la Bufala

Lavorando al fianco dei suoi dipendenti Aruta con grande spontaneità scopre aspetti che addirittura non immaginava sul business che gestisce e grazie a questa esperienza ha deciso di intervenire per modificare alcuni aspetti pratici e operativi: dalla mise en place dei ristoranti con la realizzazione di una tovaglietta più funzionale fino ad alcune procedure in cucina per migliorare la qualità del prodotto, come ad esempio utilizzare il passaverdure per passare i pomodori per la pizza anziché il frullatore che non fa ossigenare il pomodoro e frantuma i semi che causano l’acidità. Un altro importante aspetto che è emerso è quanto sia necessario in tutti i ristoranti avere da un lato una base solida di risorse specializzate che lavorino per passione, offrendo comunque anche se in minor misura la possibilità di lavoro a ragazzi che vogliono semplicemente imparare la lingua o arrotondare lo stipendio, dall’altro avendo locali in ogni parte del mondo quanto sia importante il dialogo con il cliente, e dunque fondamentale la conoscenza delle lingue per raccontare meglio i prodotti e l’azienda.

Alla base del successo di Fratelli la Bufala c’è la volontà di garantire in ogni locale il medesimo livello di qualità nel cibo e nel servizio: i pizzaioli in ogni parte del mondo sono italiani e vengono formati appositamente per offrire il gusto della vera pizza napoletana, cotta in un forno a legna realizzato sempre dalla stessa impresa. Anche in cucina i prodotti sono rigorosamente made in Italy e vengono acquistati da fornitori selezionati, in particolare in Campania per la carne di bufalo e la mozzarella e gli altri prodotti derivati dal latte di bufala. Quindi chi meglio del grande capo può, attraverso l’esperienza di BOSS IN INCOGNITO, mettere a punto ancora meglio la formula vincente che ha garantito l’espansione nei cinque continenti del marchio?

Il concept di “Fratelli La Bufala – Pizzaioli Emigranti” è proprio quello, come dice il nome stesso, di portare nel mondo i sapori e la qualità della migliore tradizione italiana con ristoranti e pizzerie che siano ambasciatori della “napoletanità” nel mondo. In ognuno di questi per l’occasione viene introdotto dalla prossima settimana fino alla fine della trasmissione in febbraio un menu speciale, il Menù del Boss, così composto:

• “La feta in cartoccio” con pomodoro, cacio-bufalo e olive nere
• “I cannelloni del boss” ripieni di ricotta, friarielli e salsiccia con besciamella e doratura di provola di bufala
• “Il filetto al Piedirosso” cuore di filetto (di bufalo o di manzo a seconda della disponibilità del
mercato) con riduzione al vino rosso servito su crostone di pane fritto
• “La pizza del boss” bianca con provola, crocchette di patate e salame

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