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La Conferenza Stato-Regioni approva nuovo DM di applicazione della Pac. Agrinsieme dice no: “si introducono restrizioni a decisioni già prese”.

La Conferenza Stato-Regioni approva nuovo DM di applicazione della Pac. Agrinsieme dice no: “si introducono restrizioni a decisioni già prese”.

Agrinsieme

Roma, 20 febbraio 2015 – La Conferenza Stato-Regioni ha dato il via libera al decreto ministeriale di applicazione dei pagamenti diretti Pac per il 2015. Il decreto doveva definire le norme applicative di quanto deciso dall’Italia e notificato a Bruxelles il 1° agosto 2014; in realtà su due aspetti fondamentali va al di là di questo e introduce in modo retroattivo delle forti restrizioni alle decisioni prese lo scorso anno. Infatti, sui premi accoppiati per il latte introduce il criterio secondo cui il pagamento accoppiato è destinato solo “ai produttori per i capi appartenenti ad allevamenti iscritti ai libri genealogici o nel Registro anagrafico e sottoposti ai controlli funzionali, che partoriscono nell’anno…”. Per Agrinsieme si tratta “di una restrizione inaccettabile che penalizza, gli allevamenti andando, tra l’altro, contro la logica dei regolamenti europei sui pagamenti accoppiati, che è quella di sostenere settori in difficoltà”.

L’altra restrizione retroattiva, ad avviso del coordinamento tra Cia, Confagricoltura ed Alleanza delle Cooperative agroalimentari, riguarda “l’agricoltore attivo”: il DM prevede che tutte le partite Iva attivate “in campo agricolo” dopo il 1° agosto 2014 devono dimostrare di rispettare le condizioni dell’art.13 del Regolamento Ue 639/2014, cioè che l’attività agricola ‘non sia insignificante’”. “Questa nuova versione modifica in modo significativo – commenta Agrinsieme – i deliberati precedenti e crea pesanti oneri burocratici, perché comporta, per gli agricoltori che ricadono in questa condizione, la verifica dei ricavi agricoli ed extra agricoli. Peraltro, i criteri per definire che l’attività agricola sia ‘insignificante’ non sono del tutto definiti dai regolamenti comunitari e quindi permangono margini di incertezza”.

Agrinsieme si oppone fortemente a queste misure e sta verificando la possibilità di un’azione in sede comunitaria su un provvedimento che appare “discriminatorio perché crea disuguaglianze tra ‘tipologie’ di agricoltori”.

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