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Basta bullizzare il Latte. Fa bene, parola d'esperto

Basta bullizzare il Latte. Fa bene, parola d’esperto

Informazioni imprecise o errate mettono di continuo il latte in cattiva luce. Gli esperti, riuniti in un Simposio – organizzato da Nutrition Foundation of Italy – ne confermano invece un ruolo fondamentale nella nostra alimentazione. Eppure, stando ai risultati dell’Osservatorio Nestlé – Fondazione ADI, ben il 25% degli italiani ha eliminato questo prezioso alimento dalla propria dieta.

Potrebbe essere chiamato “oro bianco” per le sue proprietà nutritive, è una bevanda ‘conforto’ sana, nutriente e incredibilmente preziosa per le nostre ossa. La sua reputazione è stata però messa in discussione negli ultimi anni ridimensionandone l’importanza nella nostra dieta, se non addirittura suggerendone una presunta dannosità per la salute. Un alimento insomma… ‘bullizzato’ attraverso informazioni parziali o non del tutto veritiere che hanno portato i consumi del latte ad una media piuttosto bassa (attorno a una porzione al giorno, contro le due/tre suggerite dalle linee guida[1]) e con un trend di decrescita costante.

Un Simposio organizzato da NFI – Nutrition Foundation of Italy grazie al supporto incondizionato di alcune aziende, cui hanno partecipato numerose Società Scientifiche di ambito nutrizionale o clinico, ha definitivamente rivalutato il ruolo del latte vaccino nell’alimentazione. Dal Simposio è nato così un documento che riassume le principali evidenze emerse e che toglie ogni ombra attorno a questo prezioso alimento.

Ecco i 7 punti chiave che rivalutano il latte come alimento chiave nella nostra quotidianità[2]:

Il latte vaccino è un alimento con caratteristiche nutrizionali peculiari e interessanti per il mantenimento di un buon equilibrio nutrizionale in tutte le età della vita e in condizioni fisiologiche specifiche, come la gravidanza e l’allattamento o durante l’allenamento per lo sportivo;

Per il suo contenuto di calcio, il rapporto tra consumo di latte (o di prodotti della filiera) e massa ossea è determinante per tutto l’arco della vita, in particolare durante le prime fasi di crescita del bambino;

Il latte vaccino, consumato secondo le indicazioni delle linee guida e nell’ambito di un’alimentazione sana ed equilibrata, è in grado di facilitare il raggiungimento degli obiettivi nutrizionali di alcuni macronutrienti (proteine) e micronutrienti (vitamine e minerali);

Non esiste una connessione verificata tra il consumo di latte e il rischio di insorgenza di sovrappeso, obesità, diabete, o di sviluppo di malattie cardiovascolari.

Le evidenze disponibili in letteratura scientifica suggeriscono che la larga maggioranza delle associazioni tra consumo di latte e salute sia favorevole;
Non esistono attualmente motivi per bandire o limitare il consumo alimentare di latte, al di fuori delle condizioni di allergia alle proteine del latte (da affidare esclusivamente allo specialista) e delle intolleranze sintomatiche al lattosio (gestibili peraltro in maniera adeguata, scegliendo il latte e derivati delattosati);

E infine, il suo consumo regolare si associa al mantenimento dell’abitudine a fare la prima colazione: una consuetudine i cui favorevoli effetti metabolici e sul benessere generale dell’organismo sono ben riconosciuti.

“I consumi di latte nel nostro Paese sono in media bassi e decrescono con continuità da alcuni anni” afferma Andrea Poli, Presidente di NFI. Secondo quanto emerge dall’ultima edizione dell’Osservatorio Nestlé – Fondazione ADI, che ha analizzato un campione totale di 5.500 soggetti, infatti solo il 41% degli italiani consuma latte tutti i giorni della settimana (anche più volte al giorno), percentuale in calo di 14 punti percentuali rispetto al 2012 (41% nel 2016 vs 55% nel 2012). “Questo andamento dei consumi ha probabilmente spiegazioni differenti: oltre – in generale – alla scarsa conoscenza dell’alimento-latte, si stanno diffondendo tra il vasto pubblico falsi miti sui possibili effetti negativi del consumo del latte stesso sulla salute umana” conclude il dott. Poli.

Lo scenario delineato dal Simposio è decisamente incoraggiante. Eppure, la parola degli esperti sembrerebbe valere meno dell’autodiagnosi, come confermano i dati dell’ultima edizione dell’Osservatorio Nestlé – Fondazione ADI. Secondo lo studio, infatti, il 25% degli italiani ha dichiarato di aver eliminato/ridotto negli ultimi anni – dalla propria dieta – proprio il latte, indicando come motivazione di questa scelta: per il 47% la non digeribilità, per il 24% l’intolleranza, per il 16% il fatto che faccia ingrassare e per il 13% la sua componente iper proteica. Scelte soggettive e rispettabili che portano il 41% degli italiani a consumare latte tutti i giorni della settimana (anche più volte al giorno) a fronte di un 40% che, invece, afferma di consumarlo saltuariamente o mai e a un 14% che ritiene di soffrire d’intolleranza al lattosio.

A questo proposito, il commento del Dott. Giuseppe Fatati – Presidente della Fondazione ADI e coordinatore scientifico dello studio voluto da Nestlé, è illuminante: “In questi ultimi anni è cresciuto il numero di pazienti che dichiara di soffrire di improbabili allergie e/o intolleranze. Ma è molto probabile che il dilagare di allarmismi infondati dipenda da uno scorretto metodo di informazione e diagnosi, che non può assolutamente essere quello del fai da te. Dati come questi, uniti alla tendenza sempre più evidente di ricorrere appunto all’autodiagnosi (la percentuale aumenta dal 5% nel 2010 al 25% nel 2016) evidenziano la necessità di affermare con forza il ruolo primario degli enti di riferimento affinchè la diagnosi di reali patologie sia ricondotta al medico”.

Milano, 09 Novembre 2017

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